LA RASSEGNA
STAMPA
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Molti giornalisti hanno valicato le colline e sono arrivati ad Albaretto per conoscere Cesare e gustare la sua cucina. Molti sono diventati amici, e hanno continuato a tornare in tutte le stagioni, seguendo le tappe del cammino di Cesare, i suoi spostamenti, i cambiamenti e i ritorni.
Ne sono nati articoli di ogni tipo, pubblicati su gazzette locali, quotidiani o riviste specializzate, in Italia e all’estero, in Germania, negli Stati Uniti, in Giappone, in Brasile.
Cesare non ha archiviato gli articoli, non è nel suo carattere, non può uno spirito estroso e geniale raccogliere e conservare; ricorda volti e cene, conversazioni e serate particolari, spesso quello che hanno mangiato, ma sui nomi si confonde e ancor di più sulle date.
Alcuni articoli sono rimasti fissati nella memoria un po’ per caso, un po’ per necessità, o sono quelli di amici che molte volte si sono seduti ai tavoli della sala da pranzo, o ancora i testi che qualcuno di famiglia, in certe situazioni speciali, ha appeso alle pareti e per questo si possono ancora leggere. Molti altri, invece, erano stati raccolti dalla cognata, ma purtroppo sono spariti nell’incendio del caminetto in cucina.
All’inizio degli anni ’70 (eventuali omissioni non sono volute), un primo articolo appare su La Gazzetta del Popolo di Torino, a firma di Carlo Gramaglia; poi per gli anni successivi due articoli (ormai perduti): uno comparve su Playboy (Cesare ne parla divertito e soddisfatto, ma aggiunge che non poté mostrarlo a sua mamma, si sarebbe addolorata e non avrebbe capito), l’altro di elogio comparso su Famiglia Cristiana (questo mostrato alla mamma che suggerì di comprarne 50 copie, per tenerne documentazione, ma purtroppo il consiglio non fu seguito).
E poi, ancora negli anni ’70, hanno parlato del Ristorante dei Cacciatori giornalisti prestigiosi, da Cesare Pillon a Gigi Veronelli, da Giorgio Bocca a Cino Tortorella, a Giulio Biasion.
Nel 1982 arriva Johann Willsberger, uno dei più importanti giornalisti tedeschi di gastronomia e direttore della rivista Gourmet; poi fotografa la sala da pranzo col caminetto, le cipolle al sale (di cui Cesare fornisce la ricetta) e un filetto in crosta di pane. A primavera, nel numero dedicato alla cucina italiana, in un articolo dal titolo “Zu Gast bei Cäsar” (“Ospite da Cesare”) si legge “Ogni buongustaio sogna la cena ideale con la quale tutto concorda: la bontà dei prodotti, l’arte del cuoco, l’atmosfera. Il desiderio si realizza raramente, tre stelle infatti non garantiscono nulla. Gourmet ha vissuto la “Cena da sogno” nel ristorante di un paese fuori mano del Piemonte, che è ancora un segreto ben custodito tra gli intenditori”.
Ancora sulla stampa estera, negli anni ’90, compaiono importanti articoli su Vogue, a cura di Jeffrey Steingarten e nel 1994 Patricia Wells sull'Herald Tribune di New York inserisce Cesare di Albaretto tra i 10 migliori cuochi al mondo. Dell’agosto 1996 è invece un articolo di S. Irene Virbila, competente e temuta critica gastronomica statunitense, che tesse le lodi di Cesare sul Los Angeles Times. Un articolo curioso viene pubblicato su Stampa Sera il 4 luglio 1990, a firma di Alberto Gedda (da un’idea di Roberto Lora e Maurizio Corgnati); si intitola “Il coniglio? E’ arte da mangiare – Un divertente e un po’ folle dibattito nell’ambito dell’avanguardia”. E' affiancato da una fotografia di Cesare giovane che regge un vassoio con un coniglio nostrano, divaga tra arte e cucina e la pagina di giornale, un po’ ingiallita e con qualche scarabocchio, campeggia nella cantina del ristorante.
In anni più recenti: nel 2005, quando riapre nei locali del vecchio ristorante “L’angolo di Paradiso”, fioriscono molti articoli sul nuovo sogno di Cesare: Enzo Vizzari, su L’Espresso, intitola “Il ritorno del divino Cesare”; Paolo Massobrio, su Dolce & Salato, “Albaretto Torre un angolo di Paradiso”; Carlo Petrini, su Repubblica, “Da Cesare, il re dei capretti”; Camilla Baresani su Il Sole24Ore “Una tavolozza di sapori”. E ancora gli articoli su La Cucina Italiana e La Nuova Cucina Italiana, su diversi numeri di Barolo & Co. a cura del direttore Elio Archimede, quelli di Gigi Garanzini e di Gianni Mura su La Repubblica, di Roberto Fiori su La Stampa, di Enrico Sanna o ancora di Davide Paolini su Il Sole24Ore, in occasione del “Premio alla carriera: IL GASTRONAUTA 2007”, e su Traveller nell’aprile 2012 di Lorenza Scalisi, e tanti altri ancora.
E infine nel 2010, al Nuovo Castello di Stoccarda, Cesare Giaccone ha ricevuto il prestigioso “Internationaler Preis Eckart Witzigmann”. Citiamo le parole che Thomas Keller, il n.1 della cucina americana e vincitore a sua volta del premio nel 2006, ha voluto pubblicare: “Cesare Giaccone è un uomo straordinario con una visione della cucina unica nel suo genere. I suoi piatti sono complessi ma nello stesso tempo semplici, il loro gusto indimenticabile”. |

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