CESARE GIACCONE
LA PASSIONE
PER IL SUO LAVORO
PORTA CESARE
A CURARE
PERSONALMENTE
I PROPRI PRODOTTI
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Cesare è nato e vive ad Albaretto della Torre. Cesare e Albaretto: non si può comprendere l’uno senza conoscere l’altro.
Albaretto della Torre è un paese dell’Alta Langa a 22 Km da Alba. Un paese di 262 anime, che si allunga in due file di edifici adagiati lungo il crinale di una collina; da una parte la sede della Croce Rossa, alcune vecchie case, il nuovo Municipio e la Scuola dell’infanzia, di fronte la chiesa parrocchiale di San Sebastiano, l’antica chiesa dei Battuti (oggi sconsacrata e utilizzata per mostre d’arte e manifestazioni pubbliche), e naturalmente la torre medievale. In mattoni e a pianta quadrata, è una delle torri sopravvissute al tempo e alle vicende della storia, che in tempi lontani servivano per l’avvistamento dei pirati saraceni, i quali risalivano le vallate dalla Liguria per depredare “il vino, i vitelli, le donne” di cui la Langa andava già allora fiera.
Si arriva ad Albaretto della Torre da più strade. Si può salire da Dogliani e poi Cissone, Roddino e la Pedaggera, lungo una strada ripida che, fino a poco tempo fa, all’improvviso ad un tornante mostrava tre peri vecchi in pendenza quasi sospesi sul vuoto.
Si può arrivare da Gallo Grinzane e Valle Talloria con una serie di tornanti non numerosi ma strettissimi e che nelle sere d’inverno sono spesso nascosti da una nebbia così fitta che a stento intravedi le lucine bianche e rosse dei paracarri e le segui galleggiando nel bianco di una nuvola.
Si può ancora arrivare da Alba per una strada di innumerevoli curve in direzione Bossolasco, dopo aver superato Rodello e Tre Cunei. E’ la strada fin da subito seguita dagli ospiti di Cesare che arrivano da lontano (da Milano, dal Veneto, da Firenze o ancora dalla Germania e dall’Austria), i quali all’inizio stupivano la gente nata su quelle colline che si chiedeva cosa mai muovesse tanti ad affrontare un viaggio così disagevole fino ad un paese alla periferia del mondo.
Cesare ad Albaretto è nato in una famiglia che già gestiva l’osteria “Dei Cacciatori” (che era anche Bottega) aperta dal padre Filippo Giaccone prima della guerra e dove la moglie Maria, una brava cuoca che aveva lavorato in casa di un ammiraglio, dal giorno del matrimonio nel 1942 preparava con maestria le tagliatelle e il coniglio alla cacciatora, i funghi e il fritto misto, il minestrone e tanti altri piatti della cucina tradizionale per gli uomini del paese che venivano anche per bere e chiacchierare.
Ma da Albaretto, un po’ come tutti i langhetti veri, Cesare è andato via molte volte; quando era ancora bambino e faceva l’aiutante muratore, poi lavapiatti e aiuto cuoco da ragazzo, e poi ancora in giro per l’Italia ad imparare il mestiere con grandi cuochi e maestri e a sperimentare i suoi progetti in diversi ristoranti.
Ma, come tutti i veri langhetti, ad Albaretto Cesare è sempre tornato, per poi ripartire e ancora ritornare. Fino alla fine del 1969 quando è tornato per realizzare proprio nel suo paese il sogno di una cucina che riprendesse e difendesse la tradizione della sua terra e di quei prodotti unici di cui aveva conservato il ricordo dall’infanzia, addirittura inscritti nel patrimonio genetico (“le Langhe non si perdono”, recitava già Pavese).
La tradizione di famiglia, che ha respirato fin dalla culla, viene rinnovata quando Cesare, dopo aver lavorato in molte città (in Piemonte e in Lombardia, in Liguria e nel Veneto) e dopo aver aperto un ristorante anche a Firenze, ritorna ad Albaretto per realizzare il sogno di una cucina che riproponga quei sapori e quei profumi (insieme a quei colori) che la terra di Langa ha sempre offerto, nelle sue carni e nella sua frutta maturata al sole della collina e spesso ai margini delle vigne, nelle nocciole, nelle castagne e nei funghi dell’Alta Langa che si uniscono e si sovrappongono al gusto fruttato dei Dolcetti e a quello più intenso, tra la viola, la rosa canina e la liquirizia del Barolo e del Barbaresco.
In quegli stessi locali, dove per molti anni Cesare ha lavorato, al n. 12 di Via Umberto I, spicca oggi l‘insegna “Filippo Oste in Albaretto”: è il ristorante di un nuovo Filippo Giaccone, figlio di Cesare, che riprende e rinnova la tradizione di famiglia. |

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I LIBRI DI CESARE |
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Il Ristorante di Cesare è pieno di libri; ce ne sono sui tavolini in giardino e lungo le pareti, sulle sedie, sui ripiani di lavoro nell’atelier di pittura, in una grande libreria di noce all’ingresso. Dovunque si vedono libri, di tutti i tipi; molte guide enogastronomiche, Le Grand Livre de Cuisine de Alain Ducasse, un voluminoso Carnacina a fianco di libri sui vini di mezzo mondo e a testi sulle Langhe, preziosi volumi di poesia stampati da Enrico Tallone di Alpignano e libri di pittura, sul disegno, sugli impressionisti, su Van Gogh, su Pinot Gallizio.
Cesare ne è da sempre circondato, quando si sposta ne carica alcuni sulla macchina e li fa viaggiare per mostrarli agli amici, spesso chiede a chi arriva di leggergli qualche pagina che pur conosce a memoria, propone di sfogliare insieme le fotografie, di parlare degli autori.
Molti libri raccontano anche qualche storia di Cesare, presentano le sue ricette e i suoi menù, cercano di descrivere i suoi gusti e le sue invenzioni, di immortalare i suoi gesti.
Eccone alcuni, senza pretesa di completezza, in forma libera.
• Johann Willsberger, Etoiles, Editions Willsberger, Zürich, 1982;
• Adalbert Schmitt, Dieter Müller, Könige der Langhe – Essen und Wein in Piemont, Kunze und Partner, Mainz, 1982;
• Giorgio Bocca, con immagini di Gian Paolo Cavallero, La Langa oggi, Ed. Omega, Torino, 1984;
• Richard W. Boardman, fotografie di Johann Willsberger, L’Orrido Botri; L’Orrido Botri II – In cucina; L’Orrido Botri III – L’aceto, Nuova Stamperia Parenti, Firenze, 1992, 1994, 1996;
• Jeffrey Steingarten, The man who ate everything, Vintage Books, New York, 1997;
• Faith Willinger, Eating in Italy-A Traveler’s Guide to the Hidden Gastronomic Pleasures of Northern Italy, HarperCollins Publishers, London, 1998;
• Martina Meuth, Bernd Neuner-Duttenhofer, Piemont und Aosta-Tal Küche, Land und Leute, E. Bassermann, München, 2002;
• Luigi Sugliano, Bruno Murialdo “Dietro la collina – storie, strade e pietre tra Langhe e Roero”, Sorì Edizioni, Piobesi d’Alba, 2003;
• Luigi Sugliano, Bruno Murialdo, Cesare e le Alte Langhe, Sorì Edizioni, Piobesi d’Alba, 2005;
• Gianni Gallo, Quattro ricette per Robert (De Niro), Edizioni Tallone, Alpignano, 2007;
• Rita Vada, Un cuoco geniale di nome Cesare, in Langhe Cultura e Territorio, Edizioni ArabAFenice, n.4 settembre 2010;
Cesare Giaccone, Bruno Murialdo, La favola nel piatto-A Plateful of Fables, Edizioni ArabAFenice, Boves, 2012. |
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